lunedì 22 maggio 2017

LA SICILIA SOTTO ATTACCO: CROCETTA SEMPRE COMPLICE

ACQUA, AMBIENTE, AGRICOLTURA, BENI CUTURALI; SICILIA SOTTO ATTACCO
approfondimenti

Presso il Ministero dell'Ambiente, in data 08/05/2017, è stata avviata la procedura integrata di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) riguardante l'iter autorizzativo del progetto di prospezione geofisica (sismica 2D) nell'ambito dei permessi di ricerca denominati "Passo di Piazza" e "Friddani", che interessa le province di Enna, Caltanissetta, Ragusa, Catania.
Il termine di presentazione delle osservazioni riservate al pubblico scade il 07/07/2017.
Leggendo le conclusioni della sintesi non tecnica (SAGE/SIA/001/2017) dello studio di impatto ambientale (SIA) e valutazione d'incidenza per l'esecuzione di un rilievo sismico 2D nell'area destinata al progetto di esplorazione e ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi che la Società ENI Mediterranea Idrocarburi S.p.A. intende intraprendere nell’ambito dei permessi sopra citati, ciò che maggiormente colpisce è il fatto che dall’esame del regime vincolistico sovraordinato risulta che all’interno dell’area interessata sono presenti:
•             tre aree naturali protette (EUAP) ed un IBA (CFR. Allegato 5 A/B);
•             sette siti tutelati appartenenti alla Rete Natura 2000 (cfr. Allegato 6 A/B);
•             “Beni culturali tutelati” ai sensi degli artt. 10 e 11 del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i. (aree archeologiche);
•             aree di notevole interesse pubblico, tutelate ai sensi degli artt. 136 e 157 del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i.;
•             territori costieri compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia;
•             fiumi, torrenti, corsi d'acqua, iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e  relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;
•             parchi e riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi;
•             territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, compreso quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18/05/2001, n. 227;
•             zone umide incluse nell'elenco previsto dal DPR 13/03/1976, n. 448;
•             territori interessati da vincolo idrogeologico.
A tale prospettiva di ulteriore scempio delle matrici ambientali e delle elementari norme precauzionali sancite dal Diritto Europeo si aggiunge, sconcertante, lo scandalo vero e proprio - del tutto politico - del fatto che ad oggi, in Sicilia, la Disciplina della prospezione, della ricerca, della coltivazione, del trasporto e dello stoccaggio di idrocarburi liquidi e gassosi e delle risorse geotermiche, è ancora regolata dalla Legge Regionale n° 14 del 2000.
Legge già dichiarata obsoleta per sopravvenuta incostituzionalità già oltre 4 anni orsono dal costituzionalista Enzo Di Salvatore nel corso dei lavori di un convegno tenutosi a Gibellina il 24 Marzo 2013, in quanto, tra l’altro, nelle disposizioni specifiche dell'art.14 della stessa, al comma 7 è previsto che il permesso di prospezione autorizza il permissionario a condurre l'esplorazione anche in aree protette, nel rispetto delle norme vigenti in materia di tutela dell'ambiente e del paesaggio.
Come purtroppo più volte acclarato nelle Regioni che da decenni subiscono gli effetti nefasti della filiera dell’Oil&Gas, la “convivenza” tra attività estrattive e tutela dell’ambiente non è più che una burla propagandistica di Eni e Companies da mettere in bocca ai politici ed agli amministratori locali.
Resta il fatto che, tanto più alla luce della minaccia rappresentata dal rilancio delle attività di esplorazione e ricerca finalizzate a nuove concessioni estrattive, in Sicilia è ancor più urgente e necessario addivenire con efficacia e concretezza alla revisione della Legge 14/2000, attrezzando e rilanciando una campagna capillare dal basso.
Dopo la clamorosa vittoria referendaria che lo scorso 4 Dicembre ha sepolto sotto una valanga di NO il progetto accentratore ed autoritario di revisione costituzionale di marca renziana, difendere l’impianto di autonomia statutaria della Sicilia vuol dire accentuarne il percorso di valorizzazione e gestione dei beni comuni.
Considerato quindi che il 07/07/2017 scadranno i termini per presentare le osservazioni sul progetto di prospezione geofisica (sismica 2D) nel sottosuolo di Gela, Mineo, Ramacca, San Michele di Garanzia, Mazzarino, Aidone, Mirabella Imbaccari, Piazza Armerina, Caltagirone, Grammichele, Niscemi, San Cono, chiediamo  a tutte le associazioni, ai comitati, ai movimenti, ai partiti, alle associazioni sindacali, ai singoli, che si battono in Sicilia per i beni comuni
•             di produrre le necessarie osservazioni utili da inviare al Ministero dell'Ambiente senza fare scadere i termini di legge
•             di saper condividere la pratica di una piattaforma incentrata sulla rivendicazione della modifica della L. 14/2000 e del ripristino del Piano delle Aree, già previsto dall’ex art. 38 dello “Sblocca Italia” ed opportunisticamente stralciato dal governo Renzi in sede di Legge di Stabilità del 2015 per il 2016.
A tale scopo come soggetti promotori firmatari invitiamo alla sottoscrizione del presente appello, al fine di poterci accordare sulla condivisione di una mozione unica, quale strumento di coinvolgimento, anche tramite delibere comunali, delle amministrazioni locali, per costringere la ARS a deliberare in materia.
 PALERMO,  21   maggio ’17                                                                            
 Firmato
•             COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV – SEZ. SICILIA
•             FORUM SICILIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA ED I BENI COMUNI
•             COORDINAMENTO NO TRIV IBLEO
•             COORDINAMENTO NOTRIV SICILIA SUD ORIENTALE

•             COMITATO NO TRIVELLAZIONE NELLA VALLE DEL BELICE

giovedì 16 febbraio 2017

PIANO AREE PER TRIVELLARE: RENZI LO ABOLI'-> RIPRISTINIAMOLO!!

Appello nazionale per il ripristino
del Piano Regionale delle Aree

Un appello nazionale per la reintroduzione del Piano Regionale delle Aree

Oltre 130 realtà sociali (associazioni ambientaliste, organizzazioni nazionali, comitati locali) e più di 120 personalità hanno sottoscritto nelle ultime settimane l'Appello Nazionale per il ripristino del Piano Regionale delle aree.
Anticipando la revisione della Strategia Energetica Nazionale preannunciata dal Ministro Calenda, riteniamo necessario riportare il Piano delle Aree al centro del dibattito e dell'iniziativa politica a livello nazionale.
Di seguito l'appello, le adesioni, la bozza di testo della nostra proposta di modifica della normativa di riferimento e una nota di approfondimento sul Piano delle Aree.

Per aderire: info@notriv.com
L'APPELLO
Alla Conf. dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province Autonome
Alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome
Oggetto: Proposta di Legge avente ad oggetto il ripristino del Piano delle Aree
Il responso delle urne del 4 Dicembre è stato netto. Il tempo fin qui trascorso ed i fatti intervenuti all’indomani della consultazione referendaria sono tali da indurci a passare da una prima fase di doverosa riflessione a quella di un’azione responsabile e conseguente.
Di che fatti e riflessioni trattasi?
In primis, dell’insediamento di un nuovo Esecutivo nel cui programma non si colgono elementi di discontinuità rispetto a quello precedente anche con riferimento alle politiche energetiche malgrado, sul piano della governance dell’energia, gli elettori abbiano chiaramente bocciato la proposta di riforma costituzionale, lasciando in capo alle Regioni la potestà legislativa concorrente, in questa come in altre importanti materie.
In seconda battuta, si tratta del procedere senza requie, da parte delle compagnie dell’Oil&Gas, delle azioni finalizzate all’ottenimento di titoli per la ricerca, l’estrazione in mare e su terraferma, il trasporto e lo stoccaggio di gas e petrolio.
Le cronache delle ultime settimane danno ulteriore conferma del fatto che nessuna delle aree del Paese tra quelle indicate nella Strategia Energetica Nazionale 2013 è risparmiata da questa irrefrenabile corsa alle fonti fossili: dal Canale di Sicilia fino alla Val Padana, transitando per la dorsale appenninica - zone terremotate incluse -. Non vi è palmo del territorio della Repubblica che si possa ritenere al riparo dall’insediamento di nuove trivelle o di nuove grandi opere inutili, dispendiose ed impattanti.
Con il voto del 4 Dicembre tuttavia è stato messo un punto fermo: quasi 19 milioni e mezzo di italiane e di italiani si sono espressi chiaramente contro l’estromissione delle comunità locali e delle Regioni dalle decisioni che riguardano i progetti “petroliferi” e le infrastrutture energetiche.
Il Governo, le forze politiche rappresentate in Parlamento e le Regioni, destinatarie e beneficiare dirette di questa rinnovata fiducia, hanno il dovere di tenerne conto e di conformare la loro azione legislativa all’esito referendario, che impone alle Regioni di recitare un ruolo di primo piano nelle scelte di politica energetica del Paese.
Uno degli strumenti di primaria importanza, in questo senso, è il cosiddetto “Piano delle Aree”, inopinatamente abrogato dalla Legge di Stabilità 2016.
E’ bene rammentare che il “Piano delle Aree” era stato introdotto dalla legge di conversione del decreto “Sblocca Italia��, su richiesta dell’ANCI e delle Regioni. Nelle intenzioni dei proponenti e del Legislatore, il “Piano delle Aree” avrebbe dovuto rappresentare un indispensabile strumento di ricerca di un ragionevole punto di equilibrio e di ricomposizione di interessi territoriali ed economici, in cui, oltre a garantire la salvaguardia di legittime prerogative costituzionali, avrebbero dovuto essere messe in gioco le migliori capacità di definizione di criteri scientifici e di procedure metodologiche con valore “erga omnes”, garantendo al contempo i necessari processi di coinvolgimento e partecipazione democratica, come sanciti dalla Convenzione di Aahrus.
Lo strumento fu poi abrogato, come detto, in sede di approvazione della Legge di Stabilità 2016, malgrado l’opposizione delle Regioni promotrici del Referendum No Triv che avrebbero invece voluto mantenerlo e rafforzarlo, estendendone la sfera di applicazione anche alle aree marine poste entro le 12 miglia dalle linee di costa.
La questione fu al centro di uno dei sei quesiti referendari No Triv su cui non fu possibile votare a causa della soppressione del Piano ed anche oggetto di un acceso dibattito alla Camera e di uno specifico emendamento alla Legge di Stabilità 2016, che, posto ai voti, non fu accolto tuttavia dall’Aula.
I sottoscrittori della presente tornano a porre la questione alle Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative Regionali ed alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni in quanto rappresentative della volontà a suo tempo espressa dalle Regioni referendarie che vollero fortemente quel Piano e che tentarono di preservarlo.
Quanto sopra assume ancor più rilevanza all’indomani del Referendum sulla revisione costituzionale: la reintroduzione del Piano delle Aree e, quindi, la necessità di far partecipare attivamente le Regioni alla redazione dello strumento, non è solo atto politicamente ma anche costituzionalmente dovuto in quanto la materia "governo del territorio" è rimasta di competenza concorrente, unitamente a quella energetica.
Nel merito della questione energetica, inoltre, alla luce dell’urgente necessità di una radicale revisione della politica energetica nazionale ed europea in applicazione degli accordi della Cop 21 di Parigi, non è accettabile che gli obiettivi della Strategia Energetica Nazionale 2013 restino invariati!
Occorre avviare da subito in tal senso la revisione della normativa riguardante l’acquisizione dei titoli minerari, la ricerca, l’estrazione a fini produttivi, lo stoccaggio ed il trasporto di gas e di petrolio.
Non è ulteriormente rinviabile il fatto che il Paese si doti di uno strumento di pianificazione in grado di identificare quali aree del territorio e del mare debbano essere definitivamente e stabilmente sottratte alla disponibilità delle compagnie petrolifere.
Nella prospettiva di un rinnovato ed autentico regionalismo, le Assemblee Elettive Regionali ben potrebbero e dovrebbero, dunque, farsi motore, mediante apposita proposta legislativa da approvarsi all’unanimità, di un’innovazione normativa finalizzata al ripristino ed al potenziamento dello strumento del “Piano delle Aree”.
Questo è quanto i firmatari del presente documento auspicano possa accadere in tempi ragionevolmente brevi, in un clima di confronto sereno e costruttivo e ricercando la più ampia condivisione possibile.
Quale contributo alla discussione ed al lavoro delle Assemblee, si allegano alla presente la bozza del testo di proposta di legge ed una nota di approfondimento sul Piano delle Aree.
ELENCO ADESIONI
ORGANIZZAZIONI SOCIALI
Coordinamento Nazionale NO TRIV
Associazione A Sud

Abap - Ass. Biologi Ambientalisti Pugliesi
Associazione "Abruzzo Beni Comuni"
Agriturismo Valle dei Cavalli Atella
Associazione "AmicoAlbero"
ANCI Sicilia
Arci Lamezia Terme - Cz
Arci Rionero in Vulture "Aviga Njiga"
Assemblea Permanente Prima Le Persone
Associazione Culturale Solidarietà Civile Basilicata
Associazione "Green Italia"
Associazione "La Quinta Porta" - Potenza
Associazione "Sì alle Rinnovabili No al Nucleare"
Associazione “L’Altra Taranto”
Associazione Città Plurale - Matera
Associazione Culturale "Sciami" - Noto
Ass. Culturale Chaikhana - Roseto degli Abruzzi
Associazione Culturale "Sisma" - Barile - Pz
Ass.Prom. Soc. Tutela Amb. CosaNostra Curinga
Associazione Energiafelice
Associazione "Il Riccio" - Castrovillari - Cs
AIEA - Sezione Val Basento
Associazione L'Altra Liguria
Associazione La Vespa
Associazione Mira 2030
Ass. Naz. Gruppi Ricerca Ecologica - Palermo
Associazione Nazionale Liberacittadinanza
Associazione Netleft
Ass. Pensieri Liberi Pollino- Castrovillari/Lungro
Associazione Sacco e Vanzetti - Torremaggiore
Associazione Traditional Kungfu - Tito - Potenza
Ass. Unmurocontroilpetrolio - Muro Lucano
Ass. Volontari per la protezione civile "Astra"
Associazione Liberiamo la Basilicata
Altra Europa con Tsipras
Altra Europa con Tsipras Roma

Altra Emilia Romagna
AWMR - Ass. donne regione mediterranea Lecce
Azione Civile
Azione Civile Sicilia
Basilicata Possibile
CDCA - Centro Doc. Conflitti Ambientali
Centro d'Arte e Cultura Delta di Potenza
Centro studi iniziative Ass. Rosso-Verde Palermo
Circolo Arci Mediterraneo - Lamezia Terme - Cz
Cobas Scuola Potenza
Comitati Cittadini per l'Ambiente di Sulmona
Comitato Boscotrecase - Picerno - Pz
Comitato Democrazia Partecipazione - Bordolano
Comitato di Difesa della Salute & Ambiente Molise
Comitato Diritto alla Salute - Lavello - Pz
Comitato No al Petrolio nel Vallo di Diano - Sa
Comitato No Gasaran - Sergnano - Cr
Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili - Puglia
Comitato No Triv Brindisi di Montagna - Pz
Comitato No Triv Catania
Comitato Opzione Zero
Comitato NO al Ref. Costituzionale - Monopoli 
Comitato per l'Art. 32, sanità e sociale Polesine
Comitato Pugliese Acqua Bene Comune
Comitato romano per il No alla Costituzione
Comitato Terra di Bari per il No al Referendum
Comitato Tutela Ambientale e Sviluppo del Territorio del Marmo-Platano" - Pz
Confederazione Cobas
Coordinamento Acqua Pubblica di Basilicata
Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia
Coord. Democrazia Costituzionale Napoli
Coordinamento Irpino No Triv
Coordinamento No Rigass Calabria
Coordinamento No Triv Basilicata
Coordinamento No Triv Ibleo
Coordinamento No Triv Sicilia Sud Orientale
Coordinamento No Triv Terra di Bari
Coordinamento Provinciale USB Basilicata
CoReRi Campania
Democrazia Costituzionale Portici - Na
Ecoistituto del Veneto Alex Langer
Ehpa
FIOM Cgil
Fondazione Capta - Vicenza
Forum delle Associazioni Vibonesi - Vibo Valentia
Forum Siciliano Mov. per Acqua e Beni Comuni
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
GAS Monopoli, Gruppo di Acquisto Solidale
"GreenItalia", Comitato Scientifico "Possibile"
Gruppo "Rottama Italia" - Ravenna
Gruppo FuoriTempo - Pesaro Urbino
Istituto EcoAmbientale
Istituto Siciliano Studi Politici ed Econ. - Palermo
Italia Nostra Abruzzo
Laboratorio per Viggiano
Libera Basilicata -  Presidio della Val d'Agri
M.O. Unione Mediterranea
Meridionalisti Democratici di Calabria
Movimento dei Consumatori – Ve
No Eolico Selvaggio - Bisaccia - Av
No Triv Baragiano - Pz
No Triv Belìce
No Triv Brindizi Montagna - Pz
No Triv Foggia
No Triv Grassano - Pz
No Triv Vulture - Pz
NoScorie International - Scanzano Jonio - Mt
No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia
No Trivelle nel Piceno - Marche
Officine Culturali Roma Nord Ovest
Osservatorio Popolare per la Val d'Agri
Partito Comunista Italiano - Com. Reg. Puglia
Partito della Rifondazione Comunista 
Partito della Rifondazione Comunista - Basilicata
Partito della Rifondazione Comunista - Teramo
Partito Comunista Italiano
Partito Comunista Italiano - Com. Reg.Basilicata
Possibile
R.a.s.p.a. - Trebisacce - Cs
Rete Commons - Campania 
Rete per la Costituzione
Rinascita per Cinquefrondi - Cinquefrondi - Rc
Rivista "Valori" Basilicata
Rumore Collettivo
Salviamo il Paesaggio Casalasco, Cremonese, Cremasco
ScanZiamo le Scorie
SEL-Sinistra Italiana - Rionero in Vulture - Pz
Solidarietà e Partecipazione Castrovillari - Cs
Sos Mediterraneo
Archeo Speleo Club - Muro Lucano - Pz
Sunia Regionale della Sicilia
Tavolo Tecnico Tutela Amb. Piana di Gioia Tauro
Terra Nuova Edizioni
UDU Palermo
Un'Altra Storia - Varese
Usb Basilicata
VeneziAmbiente
WWF Basilicata ed Aree Interne
Zero Waste Italia
BOZZA DI MODIFICA
Proposta legislativa per il ripristino del Piano delle Aree
Alleghiamo di seguito bozza del testo della proposta di modifica all’art. 38 d.l. 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164.

All’articolo 38 aggiungere il seguente comma:
comma 1-bis: “La Conferenza Stato Regioni, su proposta del Ministero dello Sviluppo Economico sentito il Ministero dell'Ambiente, predispone un piano delle aree in cui sono consentite le attività di cui al comma 1. Il piano di cui al primo periodo è adottato con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare”.
ADESIONI INDIVIDUALI
Amelio Anzeliero - Coord. Acqua Bene Comune Brenta Alta Padovana
Alberto Lucarelli Prof. Ord. Diritto Costituzionale Univ. Federico II Napoli
Alberto Sartori - Circolo Legambiente Legnago/Coord. Salviamo il Paesaggio Bassa Padovana
Alessandro Fundone - Ex Sindacalista
Alessandro Pertosa - Filosofo
Alfiero Grandi - Politico e Sindacalista
Alfonso Pecoraro Scanio - Politico Ambientalista
Alfredo Ernesto Di Noia Cultore della Materia - Dipartimento di Economia, Università di Foggia
Andrea Cardillicchio Consigliere Comunale della Città di Rionero in Vulture
Andrea Pertici - Prof. ordinario Diritto costituzionale nell'Università di Pisa
Anna Donati - Esperta di tutela del territorio e mobilità sostenibile e Presidente onorario di CoMoDo
Annalisa Corrado - Ingegnere Meccanico e Co-Portvaoce Green Italia
Antonella Leto - Restauratrice ed attivista Movimenti per l'Acqua ed i Beni Comuni
Artuto Scotto - Presidente Gruppo Parlamentare Sinistra Italiana Camera Deputati
Barbara Spinelli Europarlamentare
Carmine Maturo - Giornalista Pubblicista - Green Italia Campania
Chiara Crupi - Attrice di teatro
Davide Sabbadin - OGM, Agricoltura Sostenibile, Green Economy, Open Source - Green Italia
Domenico Gallo - Magistrato e Giudice prosso la Corte di Cassazione
Edoardo Castellucci  - Resp. Naz. Ambiente e Territorio Partito Comunista Italiano
Edoardo Gandini - Active member at European Enforcement Network of Animal Welfare Lawyers 
Eleonora Bechis - Deputata Alternativa Libera
Eleonora Forenza - Parlamentare Europea Gue
Enzo Alliegro - Prof. Associato Discipline Demoetnoantropologiche Università Federico II Napoli
Enzo Di Salvatore - Professore Diritto Costituzionale Università Studi Teramo
Fausto Tenti - Segretario Provinciale Arezzo Rifondazione comunista 
Francesca Sanna - Dottoranda di ricerca Università di Torino
Franco Medici - Prof. Associato Scienza e Tecnologia dei Materiali Univ. La Sapienza
Franco Ortolani - Professore Ordinario Geologia Università Federico II Napoli
Gianni Melilla - Deputato Sinistra Italiana-Sel
Giorgio Cremaschi - Sindacalista e Promotore Eurostop
Giovanni Russo Spena - Politico ed accademico
Giuseppe (detto Pippo) Civati - Parlamentare e Segretario Nazionale di "Possibile"
Guido Viale - Sociologo e saggista
Loredana Cannata - Attrice e attivista
Loredana De Petris - Senatrice Presidente Gruppo Misto - Sinistra Italiana
Luca Mercalli - Meteorologo, divulgatore scientifico e climatologo 
Luigi De Magistris - Sindaco di Napoli ed ex magistrato
Marco Baldassarre - Deputato Alternativa Libera
Marco Palermo - Segretario Provinciale Teramo Rifondazione comunista 
Maria Paola Patuelli - Gruppo Rottama Italia Ravenna
Maria Ricciardi Giannoni - Presidente "Libera Cittadinanza"
Marica Di Pierri - Attivista e giornalista, Presidente CDCA
Mario Agostinelli - Presidente Associazione EnergiaFelice
Massimo Artini - Deputato Alternativa Libera
Matteo Marolla - Medico Specialista in Scienza dell'Alimentazione 
Maurizio Acerbo - Segr. Naz. Partito della Rifondazione Comunista-Se
Mauro Coltorti - Prof. Ordinario di Geomorfologia – Università di Siena
Monica Frassoni - Presidente del Partito Verde europeo
Nicola Fiorita - Prof. Facoltà di Scienze Politiche Università della Calabria
Oliviero Alotto - Pres. Ass. Terra del Fuoco, Co-Portavoce Greenitalia
Paolo Maddalena - Giurista e magistrato
Pietro Gargiulo - Prof. Associato di Diritto Internaz. Università di Teramo
Pino Romeo - Urbanista
Raffaele Niro - Poeta e scrittore
Rita Fortunato - Ex docente materie letterarie
Roberta Radich - Sociologa, psicologa e psicoterapeuta 
Rosalind Innes - Attivista e Lettore Università degli Studi della Basilicata
Salvatore Secchi - Azione Civile Catania
Salvatore Summa - Presidente Associazione Briganti d'Italia
Samuele Segoni - Deputato Alternativa Libera
Sandra Cangemi - Giornalista
Tancredi Turco - Deputato Alternativa Libera
Teresa Tacchella - Giornalista
Tommaso Di Febo - Membro Esecutivo Sinistra Italiana Regione Abruzzo
Tommaso Rosa -  Segretario Regionale PCI Basilicata
Tonino Innocenti - Cub Basilicata
Valentina Dovigo - Consigliere Comunale di Vicenza
Vincenzo Pietrantonio - Prof. a contratto Univ. Padova Scuola di Medicina
Angela Mignogna - Insegnante in pensione Taranto
Antonia Romano - Attivista Trento
Antonio Ribaudo - Azione Civile - Catania
Beatrice Ippolito - Attivista Forum Salviamo il Paesaggio Bassa Veronese
Camilla Nigro - Attivista Viggiano
Carmela La Padula - Attivista
Daniela Costanzo - Docente Catania
Elisa Marini - Insegnante
Enrico Gagliano - Attivista Giulianova
Federico Cuscito - Attivista Bari
Francesco Masi - Attivista Baragiano (PZ)
Franco Rinaldin - Pensionato Venezia
Gianluca Coeli - Docente Roma
Giuseppe Di Bello - Tenente Polizia Provinciale Potenza ed attivista
Katarzyna Dobrowolska - Traduttrice
Leda Santosuosso - Impiegata e Attivista
Luciano De Angelis - Imprenditore
Maria Elena Lacquaniti - Attivista Civitavecchia
Maria Grazia Magris - Pensionata Sarmede (TV)
Maria Luisa Paroni - Sabbioneta (MN)
Mariano Lizzandro - Psicoterapeuta Baragiano (PZ)
Marinella Chieppa - Docente Bologna
Rosella Cerra - Docente e Attivista
Rosanna Rizzi - Architetto e docente
Salvatore Bullara - Docente
Tizana Medici - Attivista
Vincenzo Ritunnano Agronomo per l'agricoltura biologica Grassano (Pz)
Alma Rivola
Antonio Apuzzo
Cristina Quintavalla
Domenico De Stradis
Eliana Orrù

Francesco Di Cataldo
Giuseppe Sunseri
Gaetano De Simone

Giorgio Sarto
Irene Mazza
Ivano Morini
Luisa Marchini
Mara Bianca
Maria Grazia De Michele
Maria Rosa Consuelo Spera
Marinella Isacco

Michele Pavone

Paolo Cerrone
Paolo Peruch
Pino Mele
Roberto Mamone

Soccorsa Chiarappa
Teri Volini
Vito Gazzi
Vito Gerardo Russo
Vito Massari
PIANO DELLE AREE & OIL AND GAS
Breve focus sul Piano delle Aree da sottrarre alle attività Oli&Gas
A fine 2014 il Governo inseriva nello Sblocca Italia, mediante una specifica disposizione contenuta nella Legge di Stabilità 2015, la previsione di uno strumento di programmazione e razionalizzazione delle aree da destinare alle attività “petrolifere”, rispondente alla necessità di armonizzare le scelte riguardanti nuovi progetti Oil & Gas con le politiche energetiche, di governo del territorio e di tutela dell’ambiente che interessano i singoli contesti regionali. Non bisogna dimenticare, infatti, che in una delle prime bozze dello Sblocca Italia, seguendo una logica avulsa da qualsiasi disegno programmatico, il Governo aveva previsto che potessero essere aperte alle attività estrattive persino il Golfo di Napoli, il Golfo di Salerno e l'area marina delle Isole Egadi. Nelle intenzioni dei proponenti il varo di un Piano delle Aree avrebbe dovuto costituire un argine, seppur debole, a quegli imprevedibili cambi di rotta da parte del Governo di turno.
Questo era il comma 554, dell’Art. 1, inserito nella Legge 190/2014 (Legge di Stabilità 2015, in vigore dal 1 gennaio 2015) e successivamente abrogato dalle Legge 208/2015:
554. All'articolo 38 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, il comma 1-bis e' sostituito dal seguente: «1-bis. Il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, predispone un Piano delle Aree in cui sono consentite le attività di cui al comma 1. Il piano, per le attività sulla terraferma, è adottato previa intesa con la Conferenza Unificata. In caso di mancato raggiungimento dell'Intesa, si provvede con le modalità di cui all'articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239. Nelle more dell'adozione del Piano i titoli abilitativi di cui al comma 1 sono rilasciati sulla base delle norme vigenti prima della data di entrata in vigore della presente disposizione».

L'articolo 1, comma 554, inserito nel corso del passaggio in Senato, richiedeva l'Intesa delle Regioni interessate nella definizione - da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, sentito il Ministero dell'Ambiente - di un Piano delle Aree in cui consentire le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale. In caso di mancato raggiungimento dell'intesa, peraltro, gli atti sarebbero stati rimessi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nelle more dell'adozione del Piano i titoli abilitativi sarebbero stati rilasciati sulla base delle norme vigenti prima della data di entrata in vigore della nuova disposizione. Dopo le opportune valutazioni "necessarie" dello Stato, anche rispetto alla generalità dei giusti vincoli incidenti sulla sua elaborazione, il Piano avrebbe ridotto lo spazio nazionale destinato all'Oil&Gas, razionalizzando le aree destinate allo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi sia in terraferma che in mare. Pertanto all'approvazione del Piano sarebbe stata subordinata la possibilità di richiedere i nuovi titoli concessori unici introdotti con lo Sblocca Italia.

Nel novembre del 2015, a circa un anno di distanza dalla conversione in legge dello Sblocca Italia, dopo il positivo pronunciamento della Corte di Cassazione sui 6 quesiti depositati, entra nel vino l’azione referendaria No Triv. Il Governo è costretto ad intervenire in anticipo per scongiurare la consultazione popolare e, con essa, gli effetti politici e normativi di una sconfitta del fronte governativo/petrolifero. Secondo l’Esecutivo il referendum e, con esso, il Piano delle Aree, andava sabotato! E così il 13 dicembre 2015 negli emendamenti alla Legge di Stabilità 2016 vengono inserite "alla lettera" le abrogazioni proposte col referendum No Triv ma con integrazioni ed abrogazioni -non richieste- di alcune disposizioni oggetto di prossimo referendum.
A meno di 30 giorni dall'inizio dell'esame dei quesiti da parte della Corte Costituzionale, il Governo interviene sull'oggetto del contendere, apre la strada a rischiose ambiguità normative e, "soprattutto", svincola le istanze delle multinazionali dai limiti della pianificazione che avrebbe dovuto essere messa a punto con il Piano delle Aree.
Negli emendamenti del Governo, presentati domenica 13 dicembre 2015 alla Camera in Commissione Bilancio e votati dall'Assemblea una settimana dopo, e sottoposti poi al Senato "senza voto di fiducia" per l’approvazione definitiva della Legge di Stabilità 2016, il comma 1 bis dell'art. 38 dello Sblocca Italia scompare definitivamente dal nostro ordinamento e, con esso, il “Piano delle Aree”.
L'intervento del Governo risultò inaccettabile: il Coordinamento Nazionale No Triv mise a disposizione del Parlamento il testo di sub-emendamenti correttivi per far sì che gli obiettivi del referendum venissero rispettati integralmente e non stravolti dalle disposizioni inserite in Legge di Stabilità.
Il 19 dicembre 2015 furono messi in votazione alla Camera gli ultimi due emendamenti correttivi No Triv presentati e sostenuti da parte dei parlamentari presenti.
Pur richiedendo ed ottenendo la votazione per parti separate, in modo da evitare mancate convergenze dell'aula e da "costringere" i parlamentari a prendere posizione su ogni singolo punto, la Camera respinse: su 440 votanti, 347 deputati si espressero contrariamente al mantenimento della previsione del “Piano delle Aree”, sostenendo così l’emendamento governativo e l’abrogazione integrale del comma 1-bis/art. 38 dello Sblocca Italia.
Questo l'emendamento No Triv - sottoposto ai deputati e bocciato dal voto in Aula - per il mantenimento del Piano delle Aree, con tanto di previsione di compartecipazione Stato/Regioni alla sua redazione, di cui i Firmatari dell’Appello reclamano la reintroduzione anche alla luce del risultato del Referendum del 4 dicembre 2016:
«1-bis. La Conferenza Stato Regioni, su proposta del Ministero dello Sviluppo Economico sentito il Ministero dell'Ambiente, predispone un piano delle aree in cui sono consentite le attività di cui al comma 1. Il piano di cui al primo periodo è adottato con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare».
FOCUS SINTETICO: IL “PIANO DELLE AREE”
A cosa serve un Piano delle Aree per le attività "petrolifere"?
Ad evitare, ad esempio, che in futuro possano essere ripensate alcune scelte che hanno risparmiato dall'assalto delle trivelle alcuni tra i luoghi più suggestivi e fragili della Penisola; ad esempio, il Golfo di Napoli, il Golfo di Salerno, l'area marina delle Isole Egadi che, secondo una delle prime bozze dello Sblocca Italia, avrebbero potuto ospitare attività estrattive.
Come già accaduto, ad esempio, per il Golfo di Taranto, in assenza di un Piano delle Aree elaborato con la partecipazione fattiva e non di facciata delle Regioni, le aree finora interdette alle attività Oil & Gas e, più complessivamente, quelle di maggior pregio paesistico, naturalistico, economico (es: aree destinate a colture di pregio) potrebbero finire un giorno, per semplice decreto, sotto le grinfie delle compagnie petrolifere.
Non si comprende poi la ragione per cui per le sole attività petrolifere nel 2015 il Governo abbia avvertito la necessità di abrogare, in perfetta solitudine, questo delicato strumento di pianificazione mentre invece, per le energie rinnovabili, esistano dal 2010 (Governo Berlusconi) Linee Guida, licenziate dal MISE di concerto con il Ministero dell'Ambiente e con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e preventivamente discusse ed approvate dalla Conferenza Unificata, allo scopo di "facilitare un contemperamento fra le esigenze di sviluppo economico e sociale con quelle di tutela dell'ambiente e di conservazione delle risorse naturali e culturali nelle attività regionali di programmazione ed amministrative".
Quale avrebbe potuto essere l'utilità del Piano delle Aree?
Nelle intenzioni del legislatore il Piano delle Aree avrebbe dovuto funzionare da strumento di regolamentazione, programmazione e razionalizzazione delle attività estrattive nel nostro Paese. Come noto, il Piano non ha mai visto la luce e la sua stessa previsione è stata abrogata dal Parlamento in base ad un emendamento alla Legge di Stabilità 2016 presentato dal Governo.
Attraverso un processo decisionale in cui sarebbero state rese partecipi le Regioni ma in cui l'ultima parola sarebbe toccata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, all'interno delle aree teoricamente aperte alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di gas e petrolio sarebbero state individuate le aree per le quali non avrebbero potuto essere avanzate istanze di alcun genere.
La modifica normativa proposta mira a rafforzare il ruolo delle Regioni, ad estendere la previsione del Piano anche al mare, entro ed oltre il limite delle 12 miglia, e a ribadire il concetto che in assenza di Piano non può essere richiesto e rilasciato alcun titolo secondo le modalità previste dallo Sblocca Italia.
Quali he risultati produsse la previsione del Piano delle Aree fintanto che rimase in vigore?
Per stessa ammissione di alcuni operatori del settore, il Piano delle Aree e la connessa regolamentazione delle attività estrattive non furono mai stati presenti nell'elenco delle richieste avanzate al Governo dalle compagnie petrolifere. E infatti, benché mai varato, la sua sola previsione ha di fatto inibito la richiesta di titoli secondo le norme particolarmente favorevoli dello Sblocca Italia.
Abrogata la norma sul Piano delle Aree, superato lo “scoglio del Referendum del 17 aprile 2016 e risalito il prezzo del petrolio, la corsa alla richiesta di nuovi titoli è ricominciata in modo serrato.
A richiedere, più di due anni fa, la previsione del Piano delle Aree furono alcune Regioni (Basilicata in testa) interessate a recuperare, seppur in minima parte ed in posizione di subalternità, il loro potere di decisione azzoppato dallo Sblocca Italia.
Fu quello il principale se non l'unico risultato ottenuto dai fautori della linea del dialogo con il Governo in luogo di quella dello scontro nelle aule dei tribunali. Ad un anno di distanza la risposta del Governo non si fece attendere: quello strumento, seppur imperfetto ma funzionale allo stop momentaneo delle richieste di istanze, fu abrogato con la Legge di Stabilità 2016.
Cosa era subordinato all'approvazione del Piano delle Aree?
Perché tanta attenzione da parte del Governo?
Il rilascio di nuovi titoli minerari. Le norme abrogate con la Legge di Stabilità 2016 prevedevano che nelle more dell'adozione del Piano i titoli abilitativi potessero essere rilasciati unicamente sulla base delle norme vigenti prima del 1 gennaio 2015.
L'abrogazione della obbligatorietà del Piano delle Aree era condizione necessaria per lo sviluppo di nuovi progetti nell'Oil&Gas. Il Governo ha pensò bene di andare in questa direzione, favorendo così chi ancora crede ed investe nello sviluppo delle energie fossili nel nostro Paese.
Cosa fece il Governo con la Legge di Stabilità 2016?
Avendo fiutato il pericolo di trovare un ostacolo nell'ostruzionismo delle Regioni nell'approvazione del Piano e, quindi, di non poter rilasciare nuovi titoli, sciolse il nodo referendario "a monte": anziché modificare la normativa ripristinando il rispetto del principio di leale collaborazione, abrogò la previsione del Piano in modo da impedire stabilmente alle Regioni di interferire nella individuazione delle aree del territorio nazionale da interdire alle attività estrattive.
Inoltre, essendo venuta meno la previsione del Piano, rimosse uno dei principali impedimenti al rilascio di nuovi titoli.
Quali erano i limiti della normativa sul Piano delle Aree abrogato, che è possibile superare?
La debolezza dei meccanismi di partecipazione delle Regioni alle decisioni riguardanti la formulazione del Piano riguardante -ecco un secondo limite- unicamente le attività sulla terraferma. In caso di mancato raggiungimento dell'Intesa, era previsto che dovesse cessare qualsiasi confronto tra Stato e Regioni e che l'ultima parola spettasse comunque al Governo.
Cosa si vuole ottenere con la proposta di modifica all’art. 38 d.l. 12 settembre 2014, n. 133?
Reintrodurre il Piano delle Aree, superando al contempo i limiti della “vecchia” normativa.
Conferire maggiori poteri alle Regioni nella definizione del Piano e, quindi, nella individuazione delle aree, sia su terraferma sia in mare anche oltre il limite delle 12 miglia, da sottrarre alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di gas e petrolio.
E’ inaccettabile e grave che una Regione non possa partecipare, in posizione di parità rispetto allo Stato, alla determinazione di scelte che necessariamente interferiscono con le politiche energetiche, di governo del territorio e di tutela dell’ambiente che la interessano ed investono direttamente.
Scopo della proposta è quello di consentire che la Conferenza unificata si esprima sul Piano nella sua interezza (terraferma e mare) e, per altro verso, di evitare che, in caso di mancato raggiungimento dell’Intesa, il Governo possa far ricorso all’esercizio del potere sostitutivo.
Ove fosse accolta, infine, la proposta farebbe sì che fino all’adozione del Piano non potrebbero essere rilasciati nuovi titoli.

Per info e per aderire all'appello: 
info@notriv.com

martedì 14 febbraio 2017

FINALMENTE ESCE LA VERITA' SUL REFERENDUM NO TRIV

COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV

COMUNICATO STAMPA DEL 15 FEBBRAIO 2017

DURANTE LA DIREZIONE DEL PD TUTTA LA VERITA' SUL REFERENDUM NO TRIV

DAL BOICOTTAGGIO DEL REFERENDUM 1 MILIARDO DI EURO IN MENO SUI CONTI DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE

ADESSO CAMBIARE QUELLA NORMA SULLA VITA UTILE DEI GIACIMENTI DI GAS E PETROLIO SI PUO'



Nel corso dell’ultima Direzione del Partito Democratico del 1 è stato finalmente scoperchiato il vaso di Pandora. “Anche tu te ne rendesti conto che l’unica questione di quell’ultimo quesito era evitare il de-commissioning in capo alle aziende petrolifere”, dichiara Michele Emiliano, rivolgendosi al Segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi che incassa senza replicare.

Renzi era perfettamente consapevole dell’importanza della posta in gioco. Per questa ragione il suo Governo introdusse nella Legge di Stabilità 2016 la norma che prevede che permessi di ricerca e concessioni per estrazioni di gas e petrolio entro le 12 miglia marine non abbiano più un termine di scadenza.
Così facendo, di fatto, il Governo ha esentato le compagnie petrolifere dall’obbligo di smantellare le piattaforme non più produttive poste entro il limite delle 12 miglia.

I costi di de-commissioning delle 6.500 piattaforme sparse lungo le coste del mondo sono valutate oggi fino a 40 miliardi di dollari per i prossimi tre decenni. Il costo medio è quindi di oltre 6 milioni di dollari per singola piattaforma da smantellare a fine attività. – dichiara Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento Nazionale No Triv – “Secondo i dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico, entro le 12 miglia si trovano 135 piattaforme che, grazie alla norma voluta dal Governo nella Legge di Stabilità 2016, nessuno sarà più costretto a smantellare. Tradotto in euro, il Governo Renzi ha regalato alle compagnie petrolifere, da oggi ai prossimi anni, qualcosa come 760 milioni di euro, più tutto il resto”.

“Tutto il resto” sta a significare che, oltre alla rimozione di impianti, macchinari, di strutture fisse e galleggianti, le compagnie del gas e del petrolio, prima di tale norma, avrebbero dovuto farsi carico anche della rimozione o della stabilizzazione dei detriti di perforazione, dello smantellamento o della rimozione degli oleodotti e, infine, del ripristino del fondo marino, così come di ogni altra attività analoga a terra (per esempio, il riciclaggio o la stabilizzazione dei materiali di scarto).

Quella dei 760 milioni di euro risparmiate dalle compagnie -Eni in testa- è quindi una stima in difetto: tutto il de-commissioning delle 135 piattaforme che si trovano entro le 12 miglia vale almeno 1 miliardo di euro: 1 miliardo di euro di mancato lavoro per le imprese italiane del settore nei prossimi anni; 1 miliardo di euro in meno sui conti di Eni & Co..

Questa è la conferma che il vero obiettivo dell’invito al non voto e del sistematico boicottaggio del Referendum No Triv non è mai stata la difesa dei posti di lavoro che si sono comunque persi dopo il 17 aprile 2016,“ – dichiara il Prof. Enzo Di Salvatore, padre dei sei quesiti referendari – “bensì evitare che le compagnie petrolifere dovessero farsi carico del costo dello smantellamento delle piattaforme non più produttive e delle costosissime bonifiche. Il Governo Renzi ha fatto un grande regalo alle società petrolifere fingendo di prendersi cura del futuro dei lavoratori e delle loro famiglie. Se a questo aggiungiamo 2,1 milioni di euro ogni anno di sussidi diretti ed indiretti, le franchigie sulle royalties e l’esenzione dal pagamento di IMU e TASI, è evidente che siamo distanti anni luce dai concetti di libertà di iniziativa economica privata e di tutela della concorrenza”.

Cosa riserva il futuro? “Abrogare quella norma è un atto di civiltà: lo era allora e lo è a maggior ragione oggi dopo le conferme venute dalla Direzione del PD – concludono Di Salvatore e Gagliano-. “In un anno gli equilibri sono mutati ed in Parlamento esiste una maggioranza No Triv in grado di cancellare diversi mostri giuridici creati dal Governo Renzi con la Legge di Stabilità 2016. Per far questo occorre una netta e decisa volontà politica”.

Roma, 15 febbraio 2017


Coordinamento Nazionale No Triv

...oh Renzi Renzi...dove ti sei cacciato!