domenica 20 marzo 2022

Il video tagliato da Restart Rai2 e dare troppo spazio al ministro Cingolato

l'intervista tagliata da Restart Rai2 al coordinamento dei comitati Notriv del val di Noto. klikka https://youtu.be/7u _exr15RU0

Il ministro Cingolani ovvero quello delle TRIVELLE

IL GOVERNO AVANZA CON LA RIPRESA DELLE TRIVELLAZIONI NOSTANTE I PARERI CONTRARI KLIKKA QUI

martedì 16 marzo 2021

Video Appello a Musumeci

BASTA TRIVELLARCI LA SICILIA! 🗣️🗣️MUSUMECI BASTAAAA 😡😡😡😡😡😡😡

giovedì 11 marzo 2021

11 03 2021 APPELLO NO TRIV ALLE ISTITUZIONI REGIONALI SICILIANE

 ALLE ISTITUZIONI REGIONALI SICILIANE TUTTE

COMUNICATO STAMPA Da parte del Coordinamento dei Comitati e Associazioni NO TRIV del Val di Noto


APPELLO PER UNA SERIA E URGENTE TRANSIZIONE ECOLOGICA


COMUNICATO STAMPA
APPELLO al Presidente della Regione Sicilia, e p.c. al Presidente dell’ ARS, all’ Assessore
regionale al Territorio ed Ambiente, all’ Assessore regionale all’Energia ed ai capigruppo dei
partiti presenti all’ARS.
Il Parlamento Italiano ha approvato un emendamento nel “Milleproroghe” di moratoria delle
trivellazioni fino a settembre 2021. La Sicilia, purtroppo, non ci rientra, per questo
CHIEDIAMO A LEI, ALLA GIUNTA REGIONALE ED AI PARLAMENTARI
di adottare, anche in Sicilia, un provvedimento di moratoria per dare un contributo, assieme
all’Italia, per ridurre il riscaldamento globale che apporta tanti danni economici, sociali,
ecologici e sanitari, per essere in correlazione con le linee guida dell’Accordo di Parigi, del
Next Generation Plan EU e per attuare una vera transizione ecologica che vada nella direzione
del risparmio energetico, dell’ efficientamento energetico e delle energie rinnovabili rispettose dei
valori paesaggistici del territorio. Per questo noi riteniamo che si debba arrivare al blocco totale di
nuove trivellazioni per l’estrazione di fonti fossili che, come è ampiamente documentato, sono una
delle concause dei conseguenti cambiamenti climatici come affermano tutte le più importanti
istituzioni scientifiche mondiali ed infine per non nuocere al modello socioeconomico già ben
avviato, da anni, in Val di Noto (Patrimonio dell’ Umanità in quanto inserito nell’ Heritage List
dell’ UNESCO) che ha puntato su turismo culturale, agricoltura di qualità, filiera agroalimentare a
chilometro zero, valorizzazione e fruizione sostenibile dei beni culturali e su eventi teatrali,
musicali, letterari ed artistici di grande spessore (anche se, a causa della pandemia, in questo
periodo, questi settori stanno soffrendo, ma siamo convinti di potere superare il grave momento).
Il territorio del Val di Noto ha reagito al pericolo di nuove trivellazioni, con ricorsi al TAR
(Comuni di Noto e Modica), ricorso straordinario al Presidente della Regione Sicilia (Comune
di Rosolini) e di varie Associazioni e Movimenti. Inoltre ben 16 Comuni del Distretto turistico
della Sicilia Sud Orientale (Acireale, Caltagirone, Cassaro, Catania, Ferla, Ispica, Mazzarino,
Militello Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Piazza Armerina, Ragusa, Scicli,
Siracusa, Sortino) hanno attivato una reazione interpellando anche il MISE su questa vicenda.
VI CHIEDIAMO, altresì, di far rientrare nella moratoria tutte le autorizzazioni concesse alla
stressa stregua di quella che riguarda il Val di Noto per rilievi geofisici all’interno del permesso
di ricerca idrocarburi denominato “Fiume Tellaro”.
Val di Noto, 10 marzo 2021
FIRMA: Coordinamento delle Associazioni e Comitati No Triv del Val di Noto
email: no.trivellazionipetrolifere@gmail.com; blog: https://comitato-notriv.blogspot.com/
FB: https://www.facebook.com/comitatoNOTRIVsicilia/?ref=ts
A SEGUIRE:
Elenco delle 48 Associazioni, Comitati, blogs, social-forum, piattaforme on-line e aziende della società civile ed
organizzata.
1)LINK al Video Appello di Testimonials-NoTriv anno 2020(con operatori turistici ed agricoli, rappresentanti istituzionali e di Università, costituzionalisti, economisti, scrittori, attori, artisti, musicisti) che è stato selezionato dal Ministero dell’Ambiente nel 2020 nell'ambito dell'iniziativa "All4Climate"
 2) Link a l Docu-Film “ 13 variazioni su un tema Barocco: Ballata ai petrolieri in Val di Noto ” anno 2008
3) Link Petizione on line di Change.org “Firma e ferma le trivelle” dove sono state raccolte, ad oggi, ben 31.937 firme.


Elenco delle Associazioni, Comitati, aziende, piattaforme on line, social-forum che
condividono l’impegno contro le trivellazioni di idrocarburi fossili in Val di Noto

Ente Fauna Siciliana
Associaz. Acquanuvena
Forum delle associazioni di Agenda 21 – Noto
WWF Sicilia
WWF Italia onlus
Italia Nostra Sicilia
Legambiente Sicilia
Zero Waste Sicilia
ISVNA - Noto
Coordinamento regionale No Triv
Decontaminazione Sicilia
ANPI – Noto
ANPI – Avola
Forum siciliano Acqua e Beni Comuni
Assoc. Sciami – Noto
Passione Civile – Noto
Semaforo Rosa – Noto
Associaz. Natura Sicula
Archeoclub – Noto
Archeoclub – Rosolini
Rifiuti Zero – Siracusa
Legambiente Siracusa
Ecologisti democratici della Sicilia
Assoc. Sicilia in cammino
Azienda Agroittica Macrostigma
Circolo Legambiente Kiafura - Scicli
Assoc. Macrostigma International
Pro Loco Ispica
Legambiente di Modica
Assoc. Rifiuti Zero – Noto
Legambiente di Ispica
Commissione Cultura di Rosolini
Assoc. Mediterranea per la Natura
Rete Associazioni di Avola
Archeoclub di Avola
Archeoclub Area Jonica – Messina
Siracusa Resiliente
Sicilia Antica e contemporanea
BCsicilia
Comitato Stop veleni
Comitato No Triv di Palazzolo Acreide
Comitato Generazioni Future
Comitato promotore per il Parco degli Iblei
Sud Style
Friday For Future – Siracusa
Rifiuti Zero Sicilia
Change.org
Un’ Altra Storia Sicilia
Cantiere Archimedeo – Siracusa
Centro Studi J. Houel – Siracusa

martedì 9 marzo 2021

IL MITICO DOCU-FILM SUI PETROLIERI AMERICANI BLOCCATI, CHE REALIZZAMMO NEL 2006. 13 VARIAZIONI SU UN TEMA BAROCCO

 

Il  Coordinamento dei Comitati e Associazioni Notriv del Val di Noto è stato tra i promotori e protagonisti del Docufilm: “13 variazioni su un tema barocco: ballata ai petrolieri in Val di Noto” che nel 2008 vinse al ValSusa film-festival ed ebbe altri riconoscimenti ed è visibile su  

https://www.youtube.com/watch?v=Tp8l3B6jSog&ab_channel=ArcoirisTVChannel




FEBBRAIO 2021 -->> LETTERA APPELLO AL MINISTRO ROBERTO CINGOLANI DAL VAL DI NOTO - SICILIA

LA CULTURA SI APPELLA  ALL'INTELLIGENZA
guarda il video
https://youtu.be/Avnj3QD2IBM

 
                                                               SEGUE LETTERA APPELLO




lunedì 16 marzo 2020

Dirottiamo i 18 miliardi di sussidi delle fonti fossili all'Emergenza economico-sanitaria!

Grande iniziativa da condividere sui social ed inoltrare a deputati e senatori della Repubblica! Grazie per il tuo impegno--->*Il virus che infetta la Terra mettendo a rischio la vita di tutti è il petrolio*-->
destiniamo meglio i sussidi finora dati al fossile!! 18 miliardi l'anno!!
Il Comitato Notriv Sicilia lancia l'appello

sabato 22 febbraio 2020

Per le ambiguità del Sindaco a Palazzolo la gente si organizza in Comitato Notriv





Di fronte alle ambiguità dell'Amministrazione di Palazzolo Acreide la gente si organizza in Comitato Notriv e dichiara....

mercoledì 19 febbraio 2020

LA SICILIA PUNTA SUI SENTIERI VERDI??? SIGH! E POI ANCHE SUI PETROLIERI?

Mi piacerebbe che la Regione Siciliana prima di distribuire una cifra così cospicua, si accerti quali sono i #Cammini presenti in #Sicilia e di quali soluzioni alle loro problematiche hanno bisogno, prima di partire. E, poi, grazie al lavoro delle associazioni che li gestiscono, decollare come il Il Cammino di Santiago ha fatto in tutto il mondo. Dove mi trovo io adesso, per esempio, esiste la #RegiaTrazzeraNotoPalermo. Un magnifico percorso di oltre 300 km (da #percorrere rigorosamente #apiedi!!!) che attraversa tutta l'isola e che tocca, tra gli altri, il Comune di Palazzolo Acreide, il Comune di Noto e Testa Dell'Acqua, Sicilia, Italy. Così, prima di passare alla fase del lavoro che prevede si vada in giro per i Comuni a fare firmare i protocolli tra l'associazione e le amministrazioni, mi piacerebbe che anche queste ultime facessero la loro parte (oltre quella messa nero su bianco sui protocolli stessi) per ottenere i #grandi #benefici che il previsto #turismo di #pellegrini provenienti da ogni parte del mondo potrà portare al territorio. È anche per questo che mi piacerebbe non vedere mai alcuna #trivella alla ricerca di #idrocarburi a #PalazzoloAcreide (come richiesto anche, e a gran voce, dal COMITATO NO-TRIV SICILIA). Non vedere più, invece, il vecchio, dismesso e pericoloso #AcquedottoDiTestaDellAcqua e quel dannoso #radar dell'Aeronautica Militare. In alternativa, mi è stata già profilata l'ipotesi di fare delle varianti al #Cammino e non farlo passare da nessuno di questi tre posti. Ma sarebbe davvero un peccato perdere tutto questo. O no? 🤔 🤔 🤔 Chissà cosa ne pensano i residenti e se, almeno questo, li costringerà ad andare negli uffici comunali prima di me, sbattere i pugni sul tavolo e pretendere l'ottenimento dei loro diritti: quello alla sicurezza e quello alla salute su tutti... Chissà, chissà, chissà... 🤔 🤔 🤔

giovedì 6 febbraio 2020

Deputato Giampiero Trizzino M5S Sicilia



https://www.facebook.com/giampiero.trizzino/videos/intervista-a-radio-time-trivellazioni-in-val-di-noto/383896595612396/



L'ENI INSEGNA L'AMBIENTE 👎👎👎

https://valori.it/eni-insegna-sostenibilita-scuole/ 

Il governo a traino M5S dovrebbe spiegare questa stronzata come si colloca nel "new deal green"...






Trivelle, processi, disastri ambientali: ecco perché ENI non può insegnare sostenibilità

L'annuncio che ENI potrà formare docenti sui temi ambientali ha scatenato un putiferio. Giustificato dalle strategie aziendali e dalle tante ombre del big petrolifero
Di Rosy Battaglia
L’Italia sarà la prima nazione al mondo ad introdurre l’educazione civica ai cambiamenti climatici a scuola. Ma gli insegnanti potranno anche essere formati da ENI, una tra le maggiori società internazionali per produzione di petrolio e gas. Un paradosso tutto italiano, in tempi di Green New Deal e decarbonizzazione. ENI infatti primeggia per esplorazioni e trivellazioni di fonti fossili in 67 paesi del mondo e investe, appena lo 1,88% del proprio fatturato in progetti di sviluppo per le energie rinnovabili (dati 2018).
L’iniziativa per i docenti, frutto di una convenzione con l’Associazione nazionale dei presidi italiani, in collaborazione con la multinazionale, è già partita a Roma, Milano e Bologna. Proseguirà a Cuneo, Palermo, Napoli, Ancona e Bari, in vista del prossimo anno scolastico. Quello nel quale, per volere dell’ex-ministro dell’Istruzione e Università, Lorenzo Fioramontieducazione ambientale e cambiamenti climatici diventeranno materie di studio obbligatorie (con 33 ore complessive di lezione all’anno).

L'educazione civica diventerà obbligatoria dal prossimo settembre, aiutando gli studenti a sviluppare la consapevolezza del proprio ruolo di cittadini. Insieme a @anpcommunity supporteremo la formazione dei docenti impegnati in questo importante compito. http://bit.ly/30F7P2Y 


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Diffida da «Legalità per il clima»

Contro il patto ENI-presidi si stanno mobilitando i giuristi del team «Legalità per il clima», guidata da Michele Carducci, professore ordinario di Diritto climatico dell’Università del Salento. Insieme ai legali Raffaele Cesari e Luca Saltalamacchia sta predisponendo, con il sostegno anche dei Teachers for Future italiani, una diffida alla stessa ENI, che verrà indirizzata al Ministero e all’ANP, ispirata alla Convenzione di Aahrus.
«Paradossale che sia proprio l’Eni, con responsabilità non irrilevanti proprio su due dei temi che riguarderanno le attività di insegnamento, (‘cambiamenti climatici’ e ‘territori da bonificare’) ad essere chiamata dai presidi a svolgere un ruolo chiave in questo percorso formativo». Così hanno commentato le maggiori associazioni ambientaliste, GreenpeaceLegambiente e Kyoto club. «A nostro avviso il percorso dovrebbe essere svolto da soggetti terzi, rappresentanti degli interessi collettivi e non di un’azienda privata che fa profitti sfruttando i fossili».


Eni record per produzione di petrolio e fatturato. Ma alle rinnovabili, le briciole

Stando all’ultima relazione di Mediobanca, a ottobre 2019, ENI è la principale società italiana per fatturato, con un giro d’affari di 75,8 miliardi nel 2018 (+13% dal 2017). L’incremento deriva proprio dalle speculazioni intorno al petrolio, grazie al rincaro del greggio, salito più del 30%.
«Mentre tutto il mondo parla delle azioni più urgenti di adattamento e di mitigazione al surriscaldamento globale, ENI ha battuto il suo record di produzione – ribadiscono da Legambiente – con 1,9 milioni di barili di petrolio al giorno. Per contro, invece, sulle fonti pulite, la società si è posta come obiettivo una potenza installata di energia elettrica pari a circa 5 GW al 2025. Ma, nel 2018, ha investito, ancora, solo 143 milioni di euro in sviluppo di progetti su fonti rinnovabili ed economia circolare.

Migliorare l’efficienza energetica non è decarbonizzare

Nel frattempo, però, ENI ha ricevuto la votazione A- nella valutazione indipendente del Carbon Disclosure Project Climate Change, come massimo riconoscimento, per essere una delle aziende del settore Oil&Gas con il maggior impegno nelle azioni contro i cambiamenti climatici e ha annunciato di aver «integrato la strategia di decarbonizzazione nel proprio modello di business, sviluppandola in azioni di breve, medio e lungo termine».
Poco o nulla, secondo gli ambientalisti. «Eni, in pratica fa un po’ di efficienza, riduzione emissioni di metano dai pozzi, riduzione dei consumi, ma nell’ambito di un aumento delle attività di estrazione di nuovi fossili. Dov’è la decarbonizzazione?- ribadisce a ValoriAndrea Poggio, responsabile nazionale per la mobilità e gli stili di vita sostenibili di Legambiente.


Trivellazioni in espansione dall’Alaska all’Indonesia

La multinazionale ha, invece, incrementato, nell’ultimo anno, il portafoglio di titoli minerari con l’acquisizione di nuovi 29.300 kmq.  Titoli esplorativi distribuiti tra Messico, Libano, Alaska, Indonesia e Marocco. Come è possibile visualizzare nella mappa di Valori.it, realizzata su dati del rapporto Enemy of The Planet di Legambiente, le attività di esplorazione e trivellazione nell’ultimo decennio si sono intensificate, in tutto il mondo.
Dalle coste dell’Algarve in Portogallo e all’Alaska nel circolo polare artico. Dal Golfo del Messico al Venezuela, all’Oceano Indiano tra Indonesia e Australia. Così come nel Mar Caspio kazako e il Mare di Barents, al largo della Norvegia. Nelle acque di fronte alle coste africane del Ghana, dell’Angola, della Repubblica Democratica del Congo, del Mozambico. E nel Mediterraneo, con perforazioni e nuovi progetti che interessano in Italia, sostenuti anche dalle agevolazioni alle fonti fossili, rimaste nella legge di Bilancio 2020.

I problemi ambientali e guai giudiziari di ENI 

Le attività legate alle estrazioni dei combustibili fossili hanno, però, delle criticità che non sono legate solo ai cambiamenti climatici. Sono diverse le vertenze giudiziarie e le proteste contro progetti e impianti di Eni in Italia e nel resto del mondo, descritti nel dossier ENEMY. A partire dalla recente multa milionaria che l’Antitrust ha inflitto alla multinazionale per pubblicità ingannevole sul «green diesel».
Senza dimenticare il disastro ambientale in Val d’Agri, in Basilicata dove, negli anni ‘90 è iniziato lo sfruttamento di uno dei giacimenti onshore più importanti d’Europa. Attualmente è in corso a Potenza il processo sullo smaltimento illegale di rifiuti, in parte attraverso la reimmissione di acque di processo in alcuni pozzi in Val d’Agri. Mentre nell’aprile 2019, nell’ambito dell’inchiesta su una fuoriuscita dai serbatoi di 400 tonnellate di petrolio, è stato arrestato un dirigente dell’Eni. Le accuse sono di disastro ambientale, abuso d’ufficio e falso ideologico.



Il processo a Gela, gli sversamenti a Ragusa

Eni è sotto processo anche a Gela, per disastro ambientale causato dalla presenza della raffineria, oggi in via di riconversione a olio di palma. Secondo le accuse della procura, più volte avvalorate da analisi epidemiologiche di rilievo nazionale, il ciclo produttivo di Eni avrebbe influito sulla salute dei cittadini.
A partire dallo scorso aprile a Ragusa, nel silenzio mediatico nazionale,  è in atto invece una fuoriuscita di petrolio dal pozzo Eni, con il rischio di riversamento nel torrente Moncillè e nel fiume Irminio. Eni è intervenuta, in seguito alla richiesta della prefettura, con barriere di contenimento e tecniche per la pulizia dei bacini. Ma, come conferma a Valori Nadia Tumino, presidente di Legambiente Ragusa, «la fuoriuscita di petrolio continua e la collina percola e trasuda petrolio a tutt’oggi». Tanto che Legambiente ha presentato un esposto alla procura di Ragusa per chiedere l’applicazione della legge sugli ecoreati.

Blitz, con gli attivisti dei circoli siciliani alla foce dell'. Da 3 mesi, nel totale silenzio, uno sversamento di petrolio interessa l'area di estrazione di proprietà di @Eni. @stefanociafani: @c_descalzi venga a a chiedere scusa!


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I danni delle trivelle in Mediterraneo

Nelle profondità marine, a circa 12 miglia dalla costa tra Scicli e Pozzallo nel canale di Sicilia, attorno a Vega, la più grande piattaforma petrolifera fissa realizzata nel mare italiano, c’è stato un enorme sversamento. Le stime di danni ambientali calcolate dal Ministero dell’Ambiente ammontano in 69 milioni di euro. Sono centinaia di migliaia i metri cubi di rifiuti petroliferi altamente inquinanti finiti a 2.800 metri di profondità.
Nel 2012 Edison ed Eni hanno presentato il progetto di costruzione della piattaforma Vega B. Successivamente un’istanza per integrare, con otto pozzi addizionali, quattro precedentemente autorizzati ma mai realizzati. La richiesta delle due società è stata definitivamente bocciata dal ministero dell’Ambiente lo scorso aprile.


Le vicende internazionali dalla Nigeria all’Ecuador

Sulle attività di Eni e Shell in Nigeria grava il processo, per la presunta maxi tangente, versata a pubblici ufficiali e politici nigeriani, per lo sfruttamento del giacimento petrolifero Opl 245. E, sottolineano da Legambiente, proprio nello Stato africano, la comunità di Ikebiri abbia portato la compagnia in tribunale per disastro ambientale. Ottenendo due milioni di euro di risarcimento e la bonifica dell’area inquinata dalla rottura di un oleodotto della controllata Nigerian Agip Oil Company.
Vicenda analoga in Ecuador: la Corte provinciale di Pastaza ha dato ragione al popolo Waorani, impegnato a proteggere 200mila ettari di foresta pluviale amazzonica. I giudici hanno, infatti, annullato il processo intrapreso dal governo ecuadoriano nel 2012, che prevedeva la vendita all’asta delle terre dei Waorani alle compagnie petrolifere. Bloccando la vendita, già organizzata, di 16 zone ricche di petrolio, che coprono oltre 7 milioni di acri di territorio indigeno dell’Amazzonia ecuadoriana.

Seguimos demostrado al mundo que la vida es más importante que el petróleo. Acompáñanos en la reciente victoria frente a @RecNaturalesEC y @PGEcuador y continúa con nosotros en nuestra lucha por proteger la selva


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Eni contestata in Montenegro e Kazakistan

Dal 2016 varie organizzazioni montenegrine, insieme alla Coalizione One Adriatic, protestano contro Eni, la russa Novatek e il governo del Montenegro. Oggetto del contendere la concessione, a 30 anni, di un’area di 1.228 kmq destinata alla ricerca e all’estrazione di idrocarburi. Mentre in Kazakistan, dal 2003, un’intera comunità sta cercando di ottenere il trasferimento in un luogo più sano e sicuro. Richiesta di risarcimento per i danni ambientali e alla salute provocati dalle attività petrolifere.

We are among over a hundred organizations working to expose the of harmful development projects.

Check out this new report & recommendations for what development financiers can do to prevent another tragedy. http://bit.ly/2XH76MC 


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È il caso del villaggio di Berezovka, situato a 5 km dal giacimento di petrolio e gas di Karachaganak. Studi indipendenti, contestati dalla Karachaganak Petroleum Operating (KPO) di cui Eni fa parte, hanno​ dimostrato, come molti dei problemi di salute della popolazione siano legati alla qualità dell’aria e dell’acqua, risultata non potabile. La KPO, intanto, è già multata per 737 milioni di dollari dalle autorità del Kazakistan.


...oh Renzi Renzi...dove ti sei cacciato!